lunedì 28 febbraio 2011

La strana schiatta degli igienisti dentali

La mia bocca è una porta aperta. Numerosi sono stati coloro che vi hanno messo dentro mani ed attrezzi per riportarla (con alterni risultati) alla pristina perfezione. Mi son fatto quindi un bagaglio di esperienze sulla categoria degli igienisti dentali e posso sottoporvi delle considerazione sulle loro caratteristiche principali.

1) Gli igienisti dentali soffrono. Ed anche molto, perchè vorrebbero esser dentisti, ma non lo sono. Alcuni lo sarebbero anche, ma la crisi ha relegato una parte del loro tempo alla più bassa bisogna di spazzini di gengive. Per rifarsi hanno una irresitibile tendenza a trovare magagne, nella pur stupenda vostra bocca, che richiedono l'intervento del dentista presso il quale lavorano. Tanta insistenza va probabilmente ascritta, in parti uguali, tanto alla loro ferrea deontologia quanto alla commissione extra che il dentista versa loro per ogni cliente acchiappato.

2) Gli igienisti dentali si dividono in due categorie. Quelli che vi fanno un male boia e che paiono picconare nella vostra crosta di tartaro e quelli che non li sentite nemmeno e che li vorreste far santi. La seconda categoria è rarissima e volatile. Infatti quando ne trovate uno, alla seconda volta che lo cercate non lo trovate più, perchè sarà migrato verso studi più cari di quelli che vi potete permettere voi.

3) Ogni igienista dentale ha uno scopo fisso. Insegnarvi a usare lo spazzolino. Alcuni lo spazzolino ed il filo intradentale, quello mio di stamattina: lo spazzolino, il filo intradentale e lo scovolino. Noi gliene siamo grati perchè continuiamo stolidamente a sperare che una perfetta igiene dentale in casa ci risparmi il tormento della pulizia dentale dell'igienista.  Il problema nasce dal fatto che ogni igienista ha una sua teoria su come si usa lo spazzolino e vi dice d'emblée che tutti gli altri non hanno capito una benemerita mazza (lo dicono in termini più crudi) e che solo lui ha la vera ricetta. Naturlamente i metodi sono spesso diametralmente opposti.  Tal cosa è impressionante. Infatti a me risulta incredibile che vi possano essere decine, centinaia, migliaia di modi diversi di compiere un'operazione tanto banale, comune e semplice.

4) Ed è a questo punto che l'igienista dentale raggiunge il culmine della felicità. Infatti, da un cassetto, tira fuori una dentatura gigantesca di gomma rosacea (che non vi farà toccare perchè è sola sua) ed uno spazzolone per dare il cencio a terra e vi farà vedere come procedere. Voi lo osservate trasecolati ed un pò inorriditi dal reperto vagamente Frankesteiniano, ma non vi muovete perchè ancora ristupiditi dal dolore provocato dall'appena terminata sua pulizia.

5) L'igienista dentale crede di avere sempre a che fare con dei subdotati mentali. Infatti la sua spiegazione su come usare quel diavolo di spazzolino sarà: lunga, ripetitiva, prolissa, di linguaggio infantile, farcita di aneddoti. Per vedere se state attenti vi porrà delle domande o vi farà terminare le parole chiave che lui inizia. Come una vecchia e zitella (ma buona) maestra elementare dei tempi del boom economico. A fine spiegazione l'igienista diventa un pò minaccioso in modo che la lezione vi resti impressa.

6) Gli igienisti mentali sono tristi. Sanno infatti, che la loro spiegazione non verrà ascoltata e che la gente continuerà a sfrucugliarsi i denti come meglio gli sembrerà.

7) Il fatto che la scena si sia ripetuta quasi immutabile sotto i miei costernati occhi in diversi paesi ed a svariate latitudini mi fa pensare che gli igienisti dentali siano una setta trasnazionale ferreamente controllata e diretta da entità probabilmente extraterrestri, se non addirittura ultraterrene.

Alla fine ce la fate a divincolarvi ed a raggiungere il mondo esterno, frastornati ed un pò depressi.

Vorrete notare che in questo trattato sugli igienisti dentali non ho nominato la Nicole Minetti.

venerdì 11 febbraio 2011

Berlusconi, poverino, è malato

Ho mandato questo messaggio a Napolitano (dal sito della Presidenza della Repubblica) , pregandolo sommessamente di intervenire.

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Caro Signor Presidente,

immagino facilmente la sua costernazione per il livello di scontro istituzionale, mai raggiunto prima, che è capitato di dover affrontare proprio a lei. La mia solidarietà.

Non mi soffermerò sugli aspetti politici o giudiziari della vicenda Berlusconi/ragazze; molti altri lo stanno facendo.

Spendo una parola, invece, sugli aspetti psicologici, vorrei dire psichiatrici, della vicenda. E basandomi esclusivamente sulle ammissioni spontanee fatte da Berlusconi e da molti altri della sua corte. Mi riferisco alle frequenti cene, innocenti e gaie, nelle dimore di Berlusconi a cui erano invitate, in gran numero, avvenenti fanciulle che vogliamo immaginare pudiche e castamente vestite.

L’Onorevole Iva Zanicchi afferma, sic et simpliciter, che a Berlusconi piace la carne fresca. A chi non piace? E’ facile affermare che piace anche a me e certamente non dispiace nemmeno a lei, Signor Presidente.

Lei ha qualche anno di più di Berlusconi, io assai di meno; eppure io non organizzo di tali cene e, son sicurissimo, nemmeno lei. E non solo perché non ce lo possiamo permettere economicamente.
Non lo facciamo perché esiste un sentimento che si chiama senso del ridicolo che ci avverte di ciò che è accettabile nella nostra società e di ciò che è disdicevole ed inopportuno. In altre società e tempi storici non sarà così, ma a noi è dato vivere in tali circostanze e noi, esseri socialmente responsabili, ci adeguiamo. Anche volentieri e senza rimpianti.

Il fatto che Berlusconi non si adegui non è certo segno di libertà, di anticonformismo, di larghe vedute che anticipano un futuro desiderabile. E’ un segno inequivocabile di una seria malattia mentale che lo rende incapace di far parte della società come essa è costituita ora e qui.

Mi pare che Berlusconi sia un pover’uomo affetto da profonde turbe che gli alterano la visione di sé e del mondo. Un uomo in questa triste situazione non solo non è in grado di prendere nessuna decisione accertata, ma, se lasciato senza cure, fa del danno a sé stesso e a chi gli sta vicino. Poco importa se sia solo la sua famiglia o un paese intero. Anche la sua ex-moglie si esprimeva in questi termini.

Se un Presidente del Consiglio cominciasse a dar segni patenti di, ad esempio, Alzheimer, lei non porrebbe indugi nel sollevarlo dal suo incarico e affidare lui alle cure adeguate ed il paese ad un nuovo Presidente del Consiglio.

E’ giunto il momento di fare la stessa cosa con Berlusconi. Lei ha il potere di chiedere ad una commissione di psicologi e di psichiatri un parere sullo stato mentale di Berlusconi ed io non ho dubbi che il rapporto della commissione le permetterebbe di dimettere Berlusconi o, se ciò non fosse permesso dalla Costituzione, di sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni.

Signor Presidente, lei ha questo potere e questa responsabilità. La prego di esercitarli.

Le rinnovo la mia solidarietà e la ringrazio molto,

Marco Giovannoni

martedì 1 febbraio 2011

Assunto in fabbrica a 2 mesi di età

Altro che lavoro minorile. Io cominciai ad andare in fabbrica che avevo 2 mesi di vita.  Era perché entrambi i miei genitori lavoravano in quell'azienda così come mio nonno e 4 miei zii fra di sangue ed acquisiti, da parte materna o paterna. Insomma, non un'azienda, ma una missione familiare. La fabbrica, riconoscente, metteva a disposizione delle madri il nido per i figli. Ed io mi facevo le mie otto ore incluse le pause-poppata, riconosciute dalla Direzione che liberava dal lavoro le dipendenti per quella materna mansione.

Poi io crebbi e la fabbrica si trasferì altrove. Tanto era l'attaccamento del popolo (ed anche il mio) a quella fabbrica (si tratta della Galileo) che lotte di base tolsero una parte dell'area alla privata edilizia per fare di quei 3,5 ettari nel cuore di Rifredi uno spazio per il godimento della gente.

Nei 30 anni successivi il Comune non è riuscito a fare assolutamente niente e quell'area è rimasta abbandonata. Ora, fresco, fresco, il Cetto Renzi vuole vendere il tutto. Per il godimento del popolo rifredino lascia solo uno spazietto, per, ancora una volta, un asilo nido. Tutto il resto: ristoranti, negozi, palestre, abitazioni, strade, parcheggi. Nella più vieta tradizione della speculazione edilizia. E con il condimento moderno di un simulacro di progettazione partecipativa fittizia che serve solo a prendere per il sottocoda gli abitanti del quartiere, spacciando per loro una decisione che è solo del centro comunale. Bassissima manipolazione che il Renzi avrà appreso ad Arcore.

Il popolo di Rifredi, anche se incanutito ed ammaccato dalla Storia, ha trovato la forza di ribellarsi ed ha creato un Comitato per il Meccanotessile (così è chiamata quell'area) che ha un suo sito ed una sua pagina su FB con video di Spazidocili.

Seguiteci e non permettete che là dove io, infante, penetrai nel mondo del lavoro, ci venga un solarium.

Grazie.